IL CHIOSTRO

La controversa datazione del chiostro agostiniano di Tolentino, per il quale si è proposto gli anni 1310-1340 oppure intorno al 1370, non inficia l’autorevolezza del manufatto che rimane, in ogni caso, il più antico esempio di chiostro mendicante italiano.

Inizialmente il chiostro si apriva su un cortile rettangolare attraverso nove e sette arcate ribassate per ciascuna coppia di lati, ridotte negli anni 1634-1640 a otto per gli ambulacri orientale e occidentale, causa l’avanzamento della galleria settentrionale che faceva spazio alle cappelle laterali della chiesa. Sopra l’ambulacro fu inoltre innalzato un loggiato di collegamento interno del convento, sostenuto da 16 colonne di reimpiego, forse provenienti dal cantiere del chiostro rinascimentale.

Le alterazioni del chiostro medievale non si limitano comunque a un suo restringimento di superficie, ma si osservano anche nel posticcio collegamento dei plinti dei pilastri, ottenuto con bassi muretti in laterizio, e nello smantellamento dell’originario tetto a capriata lignea sostituito da volte a botte, innalzate contestualmente alla sopraelevazione seicentesca degli ambulacri al fine di ottenere nuove celle per i frati.

Nella cornice che corre al di sopra delle arcate sono ancora inseriti dei bacini ceramici che per numero e qualità costituiscono un insieme eccezionale. Cancellati nel lato nord a seguito dell’ampliamento della Basilica, ne sono ancora oggi presenti una ventina sul lato est, mentre ben 88 sono ancora alloggiati sul lato ovest.

Entro gli alveoli accuratamente predisposti si alternano bacini monocromi verdi e marroni ad altri, più numerosi, maiolicati.

Sulla parete nord del chiostro, presso l’uscita laterale dalla chiesa, si noti un affresco trecentesco, raffigurante la Madonna col Bambino, da ascrivere probabilmente, nonostante le ridipinture, alle stesse maestranze riminesi attive nel Cappellone.

Tutte le pareti del chiostro ospitano affreschi con Storie di S. Nicola, eseguiti nel 1690-1695 da Giovanni Anastasi e Agostino Orsoni.

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